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Manutenzione scafo della barca a vela
Il periodo migliore per effettuare lavori di manutenzione è sicuramente da fine Marzo in poi. Abbiamo l`orario estivo, le giornate cominciano ad allungarsi, e il sole ha fatto salire già la temperatura di diversi gradi, anche se l`umidità della notte è ancora tanta, durante il giorno possiamo lavorare bene senza problemi.
Per effettuare la manutenzione ordinaria o straordinaria allo scafo, dobbiamo pensare di avere la barca sull`invaso, in cantiere o nel piazzale del porticciolo nel quale è possibile farla.
Prenderemo in esame una barca in vetroresina, ma estesa anche alle altre con delle varianti.
Premesso che, appena alato la barca abbiano lavato subito la carena con l`idropulitrice, possibilmente ad acqua calda in modo da togliere con facilità tutta la vegetazione che si è creata durante la stagione passata.
Lasciamo asciugare per qualche giorno la carena.
Prima di tutto diamo uno sguardo accurato all`opera viva compreso il bulbo se questo è integrato, per verificare se col tempo si è formata qualche bolla di osmosi. Fare questo non è difficile. Se la osserviamo mettendoci di lato riusciamo a scorgere anche la più piccola bolla che ancora non è esplosa, cioè, in superficie non c`è ancora traccia di umidità. Diversamante, troveremo una piccolissima goccia o la macchia di una goccia che si è appena asciugata. Questo vuol dire che sotto c`è una bolla di liquido. Può capitare in qualche punto di avere dei dubbi, allora prendiamo una punta d`acciaio molto affilata e proviamo a far pressione nel punto del dubbio. Se è un falso allarme (meglio così), la punta non intaccherà il gel coat, ma se sotto c`è la bolla, la vedremo affondare sotto la superficie e uscire immediatamente una goccia di liquido, a volte chiaro, fino ad arrivare a diventare marroncina con odore acetico e untuosa al tatto, dipende dallo stato di avanzamento dell`osmosi. Più avanti tratteremo un articolo specifico sull`osmosi, così da tranquillizzare molti armatori, altri a rendersi conto della gravità e tanti ancora ad aprire gli occhi e non farsi prendere in giro da cantieri e operatori poco seri; insomma vi metterò in condizioni di capire come va fatto tecnicamente il lavoro sulla carena malata della vostra barca, e quando è possibile intervenire da sè.
Una volta verificata tutta la carena, ci attrezziamo di una levigatrice orbitale, anche se non professionale, ma buona; usiamo dei dischi con grana da 40 e diamo una leggera levigata in tutta la carena. Fatto questo, verifichiamo di nuovo l`opera viva e, se prima abbiamo trovato qualche bolla, ora potremmo trovarne delle altre e vi spiego perchè: nel punto in cui si sta creando una bolla, si forma una piccolissima protuberanza impercettibile ai non addetti ai lavori e spesso anche a chi lo è.
Eseguendo questa leggera levigata, metteremo in evidenza tante piccole macchioline chiare quante saranno le bolle. Attenzione però, non è detto che tutte saranno di osmosi. Per verificare questo dobbiamo rifare la prova con la punta; solo allora saremo sicuri del risultato.
Per l`asportazione e riparazione di queste bolle, vi rimando al prossimo futuro nel quale vi metterò in condizioni di eseguire perfettamente il lavoro da soli, creando invidia o quanto meno sorprendendo qualche "professionista".
Diamo la levigatura finale alla carena con un`altra mano di orbitale,sempre con carta da 40 oppure 50, dipende dallo strato di antivegetativa rimasto e se vogliamo asportarla completamente. Attenzione, l`asporto totale dell`antivegetativa è molto pericoloso perchè si rischia con l`andare degli anni di consumare tutto il gel coat della carena lasciando la vetroresina senza protezione, quindi attaccabile pericolosamente dall`osmosi.
L`asporto totale dell`antivegetativa è un altro argomento che merita di essere trattato a fondo e lo faremo ugualmente con un altro articolo. Togliamo gli zinchi, puliamo l`asse e l`elica fino a riportare il metallo a vista. Controlliamo le boccole sia dell`asse che del timone se hanno gioco.
Ora che abbiamo levigato per bene tutta la carena, diamole una lavata con la pompa dell`acqua in modo da togliere tutta la polvere del lavoro precedente.
Mettiamo la carta gommata di almeno 30 mm di larghezza per delimitare la linea di galleggiamento ed evitare d`imbrattare l`opera morta. Se abbiamo asportato tutta o in parte la vecchia antivegetativa, cioè, abbiamo creato della chiazze in cui è apparso il gel coat, dobbiamo ripartire dall`inizio. Diamo una mano di Primer nelle sopra citate parti, meglio se date a pennello, anche se vedremo tutte le strisciate, non ha importanza; dopodichè daremo la prima mano di antivegetativa in tutta la carena.
Per questa operazione vi consiglio il rullo liscio, a pelo corto, che si usa anche per verniciare, come vedremo in seguito, perchè distribuisce uniformemente il prodotto e lascia la carena liscia. Se volete farlo invece con quello più peloso, richiede meno manualità e va bene lo stesso, l`importante è non esagerare con la pressione esercitata sulla carena.
Il momento migliore per dare la seconda mano di antivegetativa è qualche giorno prima che la barca vada in acqua. Tutte queste vernici se esposte per più di qualche settimana all`aria e al sole, perdono l`efficacia. Una volta finito di dare anche la seconda mano, torniamo ad occuparci dell`asse e dell`elica. Iniziamo con un Primer per metalli e facciamo asciugare per bene. Stendiamo anche qui due mani di antivegetativa per metalli,lasciando intercorrere del tempo tra una e l`altra, dopodiche rimettiamo gli zinchi nuovi.
A questo punto, il giorno del varo, quando il travel solleverà la nostra barca, levigheremo le parti in cui erano posizionati i tacchi dell`invaso (se non l`abbiamo fatto prima uno ad uno), sotto il bulbo e finiremo il lavoro stendendo le stesse mani di antivegetativa date al resto della carena. Il gioco è fatto.
Buon vento The Dreamer |