In questo sito è presente un forum nel quale un diportista amante del mare e delle barche, con oltre 40 anni di esperienza nella pesca a bolentino di basso, medio e alto fondale, nella pesca con i palamiti di diversi tipi, sulla traina costiera e d’altura, ed altri tipi, nonché pescatore subacqueo, risponde alle tue domande per capire o spiegarti meglio ciò che trovi o non trovi nel forum.
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Pesca a bolentino di basso fondale
La pesca a bolentino forse è la più semplice da praticare, così sembrerebbe, ma se decidessimo di esercitarla per cercare soddisfazioni importanti, allora credo sia da paragonare a tutte le altre.
Infatti, non è da meno a nessuna, perché può portare a catture di tutto rispetto.
E’ chiamata pesca a bolentino quella praticata dalla barca, principalmente ancorata, con lenze da fondo, oppure a scarroccio per qualche preda particolare.
Si può catalogare in tre diverse categorie:
Basso, medio e alto fondale.
La prima è quella esercitata da poche decine di metri dalla costa fino ad arrivare a poche centinaia, rimanendo sempre in fondali poco impegnativi; si può praticare con qualsiasi barca, data la distanza da terra e la profondità in cui si pesca.
La seconda è praticata su fondali di media profondità, arrivando fino ai 40-50 mt. Aumentando la profondità cambia l’attrezzatura e si escludono le piccole barche, data la distanza da percorrere per arrivare a quelle profondità, che a volte si percorrono diverse miglia.
L’ultima categoria è chiamato bolentino di profondità, ed è quella praticata su fondali molto impegnativi, fino a 150-180 mt. Si esercita esclusivamente su secche importanti, molto distanti dalla costa, perciò è delegata a imbarcazioni di un certo tipo, con attrezzature di tutto rispetto. Può essere paragonata alla traina d’altura, per i risultati che può dare se praticata con impegno e nei posti giusti.
Esaminiamo la prima della lista.
Bolentino di basso fondale o costiero.
E’ la più semplice da praticare ed è quella che possiamo fare con qualsiasi tipo di barca, anche quando siamo all’ancora in una baia con la nostra barca a vela.
Le attrezzature che occorrono sono molto semplici, da una lenza a mano a una canna telescopica fino a 2,5-3,5 mt con un cimino sottile e sensibile, e un mulinello adeguato alla canna, con capienza 100-150 mt di filo.
Per armare la canna, dobbiamo immaginare che tipi di pesci possono esserci sotto la nostra barca.
Con una profondità fino a una ventina di metri, molto frequente vicino o nelle baie in cui ci rifuggiamo in crociera, immaginiamo di avere un fondale di posidonie e sabbia. E’ un fondale in cui potremo trovare diversi tipi di pesce, a cominciare dalle sparlotte, serrani, verdoni, donzelle, saraghi, delle boghe a mezz’acqua; non escludo l’orata o le tanute.
Per questo tipo di pesca, armeremo il nostro mulinello con un filo di piccolo diametro, che può essere uno 025-030, fino a 050, mentre la paratura la faremo con filo da 0,20-040, lungo circa 1, 1,20 mt, armando due o tre ami da 16-18, adeguati alle prede da insidiare, con terminali lunghi 25-30 cm. Partiamo con il primo da circa 25 cm sotto il moschettone, distanti tra lo 25-30 cm, e termineremo con un piombo da 15-30 gr a piramide o a tronco di cono.
Esca: per questo tipo di pesca abbiamo una varietà di scelta, a cominciare da tutte quelle in vendita nei negozi di pesca, a quelle che possiamo recuperare sul posto, dalle patelle alle cozze, i murici, oppure quelle chioccioline che troviamo attaccate alle rocce in superficie. Possiamo comporla noi con la farina, un po’ di miele e se l’abbiamo, un’acciuga. Il miele serve ad amalgamare bene la farina e rimanere compatta. Mischiamo tutto con acqua fino a ottenere una pasta non troppo morbida in modo da poter spizzicare delle palline per pressarla leggermente sull’amo e nasconderlo. Sono tutte esche valide, sempre che sotto di noi ci siano pesci disposti a mangiare.
La migliore in assoluto è sicuramente la cozza, ma bisogna imparare a escarla molto bene, nonostante questo, per il 60-70% delle calate, i pesci la fanno subito fuori senza rimanere allamati a causa della sua delicatezza. In commercio esiste un rottolo di filo elastico sottilissimo che si può usare per legare la cozza all’amo. E’ preferibile però usare cozze medio-piccole in modo che ci sia meno parte delicata fuori dall’amo e si possa innescare meglio.
La patella va bene, come pure le chioccioline, poiché non abbiamo problemi a recuperarla in qualsiasi parte ci troviamo, basta scendere col tender sugli scogli, oltretutto è resistentissima all’attacco dei pesci, quindi per portarla via devono metterla tutta in bocca o ingoiarla insieme all’amo.
A questo punto, s’individua la zona, ci si ancora e si cala la lenza fino a toccare il fondo con il piombo, si solleva un po’ dal fondo e si attende, normalmente poco, perché se ci saranno pesce sotto di noi, sentiremo immediatamente tirare giù la canna. A questo punto, dobbiamo dare un colpettino verso l’alto per aiutarlo ad agganciarsi, e il gioco è fatto.
In questo modo potremo fare delle belle pescate da frittura o per una zuppa, non escludendo incontri importanti, senza fare grandi fatiche, stando all’ancora in baia dove magari trascorreremo anche la notte.
Continua.............
The dreamer