Questo è il mio giro di Sardegna a vela in solitario senza scalo, 2A parte.
Attraverso il tratto di mare verso le Isole della Maddalena, nel quale c’è sempre traffico di mezzi navali, e non si riesce a vedere niente, ma rimango all’erta suonando il corno e ascoltando eventuale risposta, che non arriva.
Sono molto stanco, vorrei riposare ma non posso, sto attraversando il passaggio tra le isole e devo stare all`erta, non appena sarò fuori, cercherò di mangiare qualcosa e riposare.
Intorno all’1.00 del 26/10 intravedo il faro della secca di “Tre Monti”, situata tra L’isola di Caprera e Capo D’Orso, proseguo cauto. La mia rotta è lasciare la secca a Dx, ma davanti, mi appare una piccola luce bianca non decifrabile, a causa della fitta nebbia. Continuo a suonare la tromba avvicinandomi lentamente, quando, sento in risposta il suono di una tromba simile al mio, sembra l’eco, rimbalzato dal traliccio del faro. Ho un sussulto. Non riuscendo a vedere neanche la prua della mia barca, mi sento il cuore in gola. Mi accorgo che proviene da una barca a vela che si è ancorata in mezzo al passaggio tra il traliccio della secca e Caprera a causa della nebbia, intralciando la mia rotta. A questo punto, per evitare di finire a scogli, faccio una virata di 360° per dirigermi dall’altro lato della secca. Appena superato il pericolo, rifaccio la rotta nel gps e metto il pilota automatico, tranquillo, ormai fuori dai pericoli quando, a un certo punto, un colpo ...
... sento un colpo tremendo alla barca che non capisco nemmeno da dove arrivi, ho il cuore in gola, guardo tutt’intorno, c’è un muro di nebbia fitta, non si vede niente, scorgo uno scoglio emerso di fianco alla barca, e a prua, sono finito in mezzo!!. Non è possibile!!!, non riesco a capacitarmene, la mia rotta era libera da tutto, com’è possibile che sia andato a finire sugli scogli?!!! Dio mio, è tremendo, da solo, come faccio?. Sono pochi attimi, ma sembra un’eternità, mi sento morire. La mia mente sconfina sulle pagine raccontate da Bernard Moutessier, quando si svegliò dal tremendo botto sugli scogli, dove perse la barca. Anch’io per un attimo ho pensato di averla persa.
Per fortuna riesco a rientrare nelle mie facoltà e provo a uscirne fuori col motore, non vedo niente oltre lo scoglio nel quale sono finito. Metto marcia indietro, poi avanti, di nuovo indietro fino a quando vedo la barca sfuggire da quell’inferno roccioso. Forse ho salvato la barca, ora devo verificare i danni, spero non abbia causato qualche falla.
Rimetto in rotta, proseguo adagio col pilota automatico, sento una vibrazione all’asse, questo è il minimo non m’importa, scendo sottocoperta e comincio a sollevare tutti i paglioli, ma non trovare infiltrazioni d’acqua, per fortuna. Mi sento meglio, anche se ho ancora il cuore in gola, credo che abbia toccato solo il biulbo, ma non riesco a spiegarmi la vibrazione dell’asse. Domani, quando farà luce, controllerò cos’è successo; come aumento il gas oltre 2000 giri, vibra tanto quanto fosse l’asse storta, ma non può aver toccato.
Mi sento così stanco che mi è passata anche la fame. Il mio pensiero è fisso a quel colpo e non riesco ad accettarlo, come posso aver fatto un errore del genere?.
Il meteo ha dato avviso di burrasca, questo non mi consola sicuramente poiché, con la stanchezza che mi ritrovo, non so se riuscirò ad affrontarla in totale sicurezza; sempre sperando che non ci siano gravi danni all’asse, altrimenti sarò costretto a fermarmi a Golfo Aranci per riparare. Là ho un amico il quale potrà darmi una mano nel caso abbia bisogno.
La nebbia non ha ancora intenzione di diradarsi, anche se in certe direzioni verso terra, riesco a scorgere qualche luce. Procedo a una velocità di 4 nodi e non posso aumentare a causa della vibrazione, non vedo l’ora di verificare, però, non nascondo una certa paura di scoprire il danno il quale, potrà condizionare il mio viaggio.
Sono trascorse poco più di 2 ore da quell’incubo, ora mi trovo a circa 3 miglia al largo di Capo fig-ari quando, sento perdere giri al motore fino a spegnersi. Non credo possa essere il filtro del gasolio, il mare è piatto, di solito questo succede in mezzo a una burrasca con la quale, il rollio e il beccheggio della barca, manda in circolo il sedimento del serbatoio, intasando il filtro.
Scendo sottocoperta ma, appena metto il piede sul pagliolo, mio Dio! non ci credo, la barca è allagata!, ci sono almeno 5 cm d’acqua sopra i paglioli. Ho perso la barca, sta affondando. Controllo la pompa di sentina….ma figuriamoci se riesce……per un attimo provo quella manuale….neanche per sogno, nonostante sia grossa, sono troppo piccole per queste situazioni. Mi precipito subito al vhf , nella timoneria interna, 3 gradini sopra il pagliolo. Sono momenti di terrore, ma per fortuna dopo qualche secondo riesco con freddezza a tenere sotto controllo. Chiamo la Capitaneria di Golfo Aranci, senza lanciare il May-Day, prima devo verificare il danno per capire quanta acqua imbarco e soprattutto da dove. Canale 16: Sono su una barca a vela di 11 mt, sto imbarcando acqua, sono a circa 3 mg al largo di Capo Fig-ari, ho bisogno di assistenza,
CP: Quanti siete a bordo? Ci sono feriti?, CP: Datemi le coordinate?, sta bene?, la motovedetta di Olbia impiegherà qualche ora prima di raggiungerla. Indossi il giubbotto di salvataggio. Vede una Nave traghetto che va verso Olbia? Questi non mi mollano più, come faccio a fare qualcosa?!!!...
C’è un traghetto vicino a me, ma va verso il largo. Vorrei controllare da dove entra l’acqua, ho battuto uno scoglio circa 2 ore fa, nel passaggio tra Caprera e Capo D’orso, quindi non credo sia una grande falla, ma l’acqua è sopra il pagliolo e il motore è in panne.
CP: Allertiamo gli ormeggiatori per soccorrervi.
Ripeto, voglio solamente un mezzo che mi stia vicino fino a quando non avrò verificato il danno, non so se devo abbandonare la barca.
Sollevo la moquette, apro la sentina, e con un secchio comincio a sgottare come un pazzo in modo da verificare se riesco ad abbassare il livello dell’acqua, importante per capire quanta ne stia entrando. Dopo una ventina di secchiate riversate in pozzetto, il livello è sotto il pagliolo. Mi tranquillizzo e mi reco a prua, sgombro tutta la cuscineria della cuccetta, apro il gavone e scopro che entra proprio dall’angolo del dritto di prua.
CP, Comandante del traghetto, può mandare in acqua una scialuppa per soccorrere lo skipper della barca a vela?.
Il comandante del traghetto, sentendo tutta la discussione, aveva già dirottato la nave verso la mia posizione per prestarmi soccorso, ma io appena ho sentito l’invito della Capitaneria al comandante, ho immediatamente risposto di non aver bisogno della scialuppa, ho già trovato la falla e se non m’interrompono più, riesco a tapparla poiché, ritengo non sia così grave da abbandonare la barca.
Prendo un telo da bagno, un grosso cacciavite e un martello, riesco a tappare la falla infilandolo a martellate, mentre con altri due asciugamani tappo i fori d’ambo i lati al gavone di prua che riversano l’acqua ai gavoni più a poppa per poi finire in sentina. In questo modo, anche se continua a entrare ancora un po’ d’acqua, si divide tra questi gavoni ritardando molto la discesa in sentina.
Se il cantiere di costruzione non avesse lasciato i fori nei gavoni laterali per defluire l’acqua, non sarebbe successo nulla di grave, poiché si sarebbe riempito il gavone di prua fino al livello di galleggiamento e niente di più; non me ne sarei nemmeno accorto per chissà quanto. Ora la situazione è sotto controllo, rispondo nuovamente alla capitaneria per rassicurarli della situazione, la quale mi conferma che gli ormeggiatori son già partiti ma non riescono a trovarmi, poiché la nebbia è ancora fitta e non hanno il radar, che fortuna!!, tutte a me.
Continuo a sgottare ancora finché mi accorgo dell’arrivo di una piccola brezza che mi consente d’issare tutte le vele e dirigermi verso Golfo Aranci, passando tra l’isola di ****rolo e terra, prima però chiedo se trovo via libera. Mi chiama il comandante di un peschereccio al VHF il quale ha assistito dall’inizio via radio e si offre di farmi strada fino al porto poiché, neanche io ho il radar. Mi sento meglio ora che la barca, se pur lentamente, prosegue la sua rotta con le proprie forze e senza pericolo di affondare. Nel frattempo è arrivata la barca degli ormeggiatori mentre mi trovo già all’interno di Capo Fi-gari. Si avvicinano lentamente, sento un po’ di concitazione dall’equipaggio, mi vengono addosso, uno di loro chiama “Ciro”. Immediatamente realizzo, Ciro è il mio amico, lo chiamo per farmi riconoscere, è sorpreso. Posso proseguire verso il porto da solo a vela ma, a un amico posso chiedere una cima e farmi rimorchiare in porto così d’arrivare prima; mancano ancora diverse miglia e con una piccola brezza ci vuole tempo, così assicura la cima a prua e ammaino le vele. Non si aspettavano di trovarmi in condizioni di navigazione autonoma. Ricomincio a sgottare acqua ancora per lungo tempo fino a svuotarla del tutto.
Arriviamo in porto che ormai è l’alba, mi trainano fino al molo sotto la gru al quale, m’appoggio con l’abbrivio ancora forte poiché non c’è nessuno a tenermi.
La motovedetta della capitaneria di porto di Olbia non è mai arrivata neanche dopo, nonostante Porto Cervo radio e Golfo Aranci sollecitassero, non conosco il motivo.
Alle 9.30 del 27/11 Alimathaa è già sull’invaso. E’ una struttura piuttosto piccola e non m’ispira fiducia, chiedo al gruista, per sicurezza di lasciarmi le fasce aderenti alla carena. La gru è di quelle fisse a terra. E’ ora di contare i danni, ma nonostante tutto, devo ritenermi fortunato perché ho pensato di aver perso la barca, invece sono riuscito a portarla in porto. La falla è nell’angolo del dritto di prua, non aperta direttamente ma stramata, è molto robusta e ha retto bene il colpo, ma ho toccato anche la parte bassa del bulbo, gli angoli davanti e dietro, compreso quelli del timone.
Prima di mezzogiorno è arrivata mia moglie in macchina alla quale ho dato la sveglia alle 6,30 con la bella notizia; si è spaventata da morire. Mi ha portato la macchina, tutta l’attrezzatura e il materiale per fare la riparazione dello scafo. Comincio immediatamente la smerigliatura e il lavaggio con acqua dolce in modo d’asciugare presto la vetroresina e proseguire con la riparazione la quale richiede tempi tecnici piuttosto lunghi.
Ecco delle immagini di Alimathaa, che invaso!!!, appena smerigliata, ho dovuto togliere tutta la resina traumatizzata per fare una buona riparazione
Il motore si era spento perché l’asse, essendo coperta d’acqua, la rimandava in aria nebulizzata, perciò ne ha aspirato tanta al punto che ha intasato tutto, emulsionandosi con l’olio motore e aumentando il livello. La vibrazione dell’asse era dovuta alla rottura di un bullone del giunto e all’allentamento di altri due, causato quando tentavo di uscire fuori dallo scoglio, inserendo la marcia avanti e indietro ripetutamente senza dare il tempo all’asse di fermarsi, del resto in quei momenti non c’era tempo di aspettare. Il motorino di avviamento è andato sott’acqua insieme ai due alternatori perciò vanno revisionati immediatamente prima di fare troppi danni. Ho svuotato il motore dall’olio, rimesso del nuovo, fatto girare un po’ e rivuotato nuovamente. Le batterie sono andate in corto, scaricandosi. I danni sono tanti e gravi, spero solo di riuscire a rimettere in sesto tutto il più presto possibile, anche se mi è stata ritirata la licenza di navigazione per la denuncia di evento straordinario, quindi dovrò rifare la visita di accertamento dall’ente tecnico per il certificato d’idoneità.
Dopo la riparazione
Ci sono voluti 6 giorni di duro lavoro per rimettere a posto Alimathaa, e già che c’ero ho preparato anche per dare l’antivegetativa alla carena. Devo ringraziare il mio amico Ciro e i suoi colleghi, Gianni e il fratello i quali mi hanno dato una mano per tutte le difficoltà avute nel reperire ciò di cui ho avuto bisogno, compreso il meccanico e l’elettricista. Mi hanno messo a disposizione la corrente elettrica da un gabbiotto del piazzale delle navi, poiché l’area vicina alla gru era sprovvista. Ma un grande ringraziamento va a loro anche perché non mi hanno addebitato neanche un centesimo per il traino, lo immaginavo ma non era scontato.
Il giorno 02/11 piova ormai da ieri notte, non posso dare l’antivegetativa, così, anche se sono distante 240 km, ne approfitto per rientrare a casa da mia moglie finché non passa. Verso 13,30 mentre stavo finendo di pranzare, mi telefona Ciro il quale, con un’evidente preoccupazione mi dice di rientrare immediatamente perché l’area intorno alla barca è stata colpita da una tromba d’aria arrecando danni, sia alla mia, sia ad altre barche, e non mi dice di più.
Immaginate il mio stato d’animo da quel momento e per tutto il viaggio durato due ore e mezzo, prima di vedere con i miei occhi ciò che era successo. Al mio arrivo la barca era accerchiata di persone, tra cui il gruista col figlio, Ciro e i suoi colleghi ormeggiatori, che si davano da fare per finire di sistemare i tacchi sotto la carena, su due pilastri laterali costruiti con blocchi di cemento da costruzione, poiché hanno capito l’inadeguatezza dell’invaso.
Il passaggio della tromba d’aria, con venti fino a 60 nodi e un acquazzone da bloccare completamente il traffico sulle strade, ha interessato la zona da Olbia fino a Golfo Aranci. Ha spostato il braccio della gru verso l’acqua, spingendo l’invaso sopra un gozzo d’epoca all’ormeggio appena restaurato, che disastro ragazzi!!. Alimathaa è rimasta appesa alle fasce sopra il gozzo. Il bilanciere ha rotto una sartia dell’albero di mezzana il quale è venuto giù andando a colpire una barca su un invaso, facendo parecchi danni.
La mia barca ha avuto parecchie raschiature causate dall’invaso. All’albero non è successo niente per fortuna, tranne una sartia rotta, ma ho dovuto riparare la barca su cui è caduto, mentre per il gozzo si sono presi carico i gruisti per rimetterlo a posto.
Il giorno 04/11 dopo pranzo la barca è già in acqua, subito dopo, anche l’albero di mezzana è rimesso in piedi con una drizza dell’albero maestro e l’aiuto di Ciro; rimane da fare la regolazione. Prima di iniziare, mi accorgo di aver passato gli stralli in posizione sbagliata, rismonto l’arridatoio, mi scappa di mano lo strallo e viene nuovamente già l’albero appoggiando la testa al pilone della gru, per fortuna senza farsi male. L’albero é uscire fuori dalla scassa, si è infilato dentro la ruota del timone demolendolo e storcendo il tubo nel quale passano i cavi delle marce.
Voi credete nella sfi-ga?, come posso non crederci dopo tutto quello che mi sta succedendo? Un’ora più tardi è tutto a posto, compresa la regolazione dell’albero, devo solamente riparare la ruota del timone.
Non ne posso più, tutti questi eventi mi stanno mandando in depressione, non vedo l’ora di andar via da qua, sperando di lasciarmi tutto alle spalle.
Giorno 05/11, il meccanico controlla il motore. Gli alternatori e il motorino di avviamento revisionati dall’elettrauto, gli ho già rimontati; ho lavato il motore dall’olio emulsionato e rimesso il nuovo e sostituito tutti i filtri. Ho controllato lo scambiatore di calore e l’ho trovato mezzo vuoto, altro problema, ma per il momento basta. Non vedo l’ora di mollare gli ormeggi, non ne posso più dello stress accumulato in questi giorni. Se tutto va bene la partenza è prevista per lunedì 8/11, appena la Capitaneria mi consegna la licenza di navigazione, promessa per il giorno.
Approfitto dell’attesa per recarmi a casa e rilassarmi qualche giorno insieme alla mia famiglia. Domenica 07/11, rientro in barca con mia moglie e Remo, un amico di tante crociere, riandranno via di pomeriggio con l’auto. Sul canale 64 non promette niente di buono, sta’ arrivando una grossa perturbazione con avviso di burrasca da NW, non ho nessuna intenzione di buttarmi in navigazione se viene confermata; aspetterò. 08/11, non se ne parla nemmeno di partire oggi, questa notte non ho dormito quasi niente. La barca è ormeggiata di fianco e il vento, che soffiava otre 40 nodi arriva al traverso pressandola alla barchina. Ogni tanto uscivo a controllare, rinforzare gli ormeggi e rimettere a posto i parabordi che saltavano fuori.
Mi hanno dovuto trainare da prua lateralmente, per uscire da questa posizione, poichè vi erano i gavitelli proprio li davanti.
Di pomeriggio il vento per fortuna è calato molto, se rimane con questa intensità, partirò domani all’alba. Chiami Ciro con i colleghi, i quali mi aiutano a spostare la barca trainandola di fianco con la loro pilotina perché senza l’aiuto non si riesce. Mi appoggio al fianco di una grossa barca in buona posizione per non aver problemi quando lascerò l’ormeggio.
09/11, è l’alba quando mollo le cime dal porto di Golfo Aranci, che bello!, Ciro è là per salutarmi, il vento almeno per ora è girato a SW intorno ai 20 nodi e il mare è mosso ma si naviga bene con una velocità intorno ai 5,4, avrei preferito fosse rimasto il Maestrale. Davanti all’isola di Molarotto aggancio un pesce alla traina, ma non ho nessuna intenzione di rallentare per tirarlo su e, mentre stringo lentamente la frizione, dopo una diecina di minuti si sgancia. Ore 12.35, il vento fa le bizze, a momenti si calma e la velocità scende a 4 nodi, subito dopo torna fresco e la barca ricomincia a navigare bene. Devo tenere sotto controllo lo scambiatore di calore il quale, controllo ogni volta che accendo il motore e aggiungo acqua. Ho visto che gocciola dalla pompa e cade sopra l’alternatore secondario.
Di pomeriggio il cielo è molto nuvoloso, con stratocumuli neri ovunque che non promettono niente di buono. Il vento è aumentato, girando a WSW. La barca naviga molto bene toccando punte di 7,2 nodi, mentre verso le 19.30 gira ancora a W, per fermarsi alle 22.00 di direzione SSW, intorno a 8-10 nodi in diminuzione. Ora accendo il motore per ricaricare le batterie, ma anche perché il vento sta ancora calando, spero di no.
Sono di guardia nella timoneria interna al caldo, davanti agli strumenti, apprezzandola con grande soddisfazione, chi non c’è l’ha non può immaginare cosa significa. Ogni tanto posso dormire per qualche minuto interrotto dalla sveglia del telefono la quale metto ogni 10 minuti. Sto navigando a circa 4-5 miglia dalla costa, ma c’è tanto traffico, a sx le navi mi passano a meno di 500 mt, da Sud verso Nord e viceversa, mentre a dx sempre a poca distanza, ci sono una decina di pescherecci strascicando, quindi non mi posso permettere di dormire più di qualche minuto.
Dopo mezzanotte di tanto intanto arriva un groppone carico di vento e acqua che dura circa un’ora, ma intanto mi fa rollare un po’ di fiocco, mentre ho ammainato la randa di mezzana, poi si calma e aumento di nuovo la tela. E’ una grande fatica, mi sento molto stanco, ma non mi posso permettere di riposare.
Ho già superato il Golfo di Orosei, ascolto l’avviso per i naviganti il quale indica una serie impressionante di coordinate, che segno sulla carta, nel tratto di mare davanti a Capo San Lorenzo, nella quale è interdetta la navigazione per operazioni di navi militari. Rimane solamente un piccolo corridoio libero ma non ci penso nemmeno di andare a cercarlo, tiro dritto con la rotta già impostata, con un po’ di preoccupazione.
Il vento è molto instabile a causa delle nuvole, spesso c’è da regolare le vele, o ridurle quando arriva il cumulo sopra di me, poi ci sono dei momenti in cui il vento si calma tantissimo. Ho l’impressione di essere in regata da come mi sto comportando, pensavo di fare una crociera rilassante ma devo ricredermi, è più dura di quanto pensassi, forse causato anche a tutto ciò che mi è successo. Il meteo lancia un nuovo avviso di burrasca da NW in arrivo, sul mare e canale di Sardegna, spero si sbaglino.
E’ l’alba del 10/11, si cominci a vedere l’isola dei Cavoli, ora navigo più vicino a terra, un po’ ridossato, si fa per dire. Il mare è sempre molto mosso, il vento è intorno ai 20 nodi con raffiche superiori a 25, gira ancora verso Nord. Intorno alle 9.00 supero l’isola dei Cavoli dalla quale ero ridossato, ora si sente tutto il maestrale promesso ieri notte. Il vento è molto forte, oltre 35 nodi, il mare grosso con onda molto alta rende difficile l’avanzamento, sono a 3-3,5 nodi. Accendo il motore per caricare le batterie, faccio il solito controllo, aggiungo acqua allo scambiatore………oddio, c’è una grossa macchia d’olio sotto il motore, cos’è successo?. Ieri notte quando l’ho acceso, non ho visto niente. La paura mi pervade, non vorrei mi abbandonasse proprio ora in mezzo alla burrasca. Decido di dirigermi verso il porto di Cagliari per fare i controlli.
Alle 11.00 mancano ancora 15 miglia, l’onda alta mi sbatte la prua sottovento e la barca sembra indietreggiare, non avanza, in queste condizioni ci vorranno 4-5 ore per arrivare, non posso aspettare così tanto per scoprire il guasto. Controllo il gps, sulla dx c’è Villasimius meno distante da Cagliari, anche se devo tornare indietro qualche miglio, però posso andare al lasco. Viro e dirigo la prua verso il porto. Controllo meglio il gps ingrandendo la carta per individuare bene dov’è, perché non ci sono mai stato.
Telefono a Diego, un amico oltre che velista con cui ho condiviso due crociera alle Baleari e tanta pesca, il quale abitando poco distante, gli chiedo se può venire in porto a darmi una mano con l’auto, eventualmente per accompagnarmi ad acquistare materiale necessario a risolvere i problemi. Che strano!!!, sono davanti al molo sopraflutto, e il gps segna la mia barca oltre l’entrata, molto più avanti di dove mi trovo, ciò significa un errore di circa 150-200 mt. In un attimo mi viene in mente la dinamica dell’incidente. Comincio a spiegarmi come ho fatto a finire sugli scogli; mentre il gps segnava la rotta libera, in realtà mi trovavo in una rotta diversa, che in quella zona ha fatto la differenza.
Quando dicono: mai affidarsi completamente agli strumenti, ha perfettamente ragione, però io non avevo alternative se non quella di fermarmi in mezzo alla nebbia, come ha fatto la barca che avevo incontrato vicino al faro della secca.
Il porto di Villasimius è deserto, mi affianco al molo del distributore chiuso, al quale lego le cime. Comincio a fare i primi controlli per trovare la perdita dell’olio. Sembra sia da un raccordo dello scambiatore di calore dell’olio, ma li trovo tutti molto stretti. Asciugo bene il motore e la macchia sotto, mi accorgo che la perdita proviene dalla flangia del porta filtro dell’olio la quale trovo con i bulloni lenti. Meno male, almeno questa volta non è grave, però se avessi continuato, sarebbe arrivato alla perdita totale dell’olio con le gravi conseguenze. Rimane sempre il problema della perdita del liquido di raffreddamento, che risolvo momentaneamente col turafalle per radiatori d’auto.
Intanto, tra recupero materiale e rimettere in ordine, si è fatto sera. Il vento non molla ancora, ma le previsioni promettono bene per domani, la burrasca cesserà questa notte. Ora che sono in compagnia di Diego, mi rendo conto del piacere di non essere solo. Gli chiedo se desidera finire insieme l’ultimo tratto di navigazione fino a Oristano. Lui deve tornare ad Assemini, una cittadina poco distante dal capoluogo, ma promette che potrà salire a bordo a Cagliari domani mattina. Alle 6.45 è ancora buio quando mollo le cime dal porto di Villasimius in direzione Cagliari. Il vento è calato ma è rimasta una grande onda lunga fastidiosa. Verso le 11.00, attracco al molo Ichnusa con l’aiuto di Diego il quale è già lì pronto a salire a bordo, il tempo di farci un caffè e ripartiamo subito. Usciamo dal porto e dirigiamo subito a Sud in direzione Capo Spartivento. La navigazione prosegue alternata tra vela e motore a causa del vento che ogni tanto viene a mancare. Devo tenere sempre sotto controllo l’acqua dello scambiato poichè la pompa ha un’evidente perdita, ormai è andata, spero solo che mi faccia arrivare a casa senza ulteriori avarie, non ne posso più. Attraversiamo il canale di San Pietro, tra l’isola e terra, intorno alle 23.00. Bisogna stare attenti ai fari e mede per rimanere sul percorso da seguire, ma comunque è semplice. Siamo davanti a Buggerru intorno all’ 1.15 del mattino, sono di guardia seduto davanti alla timoneria interna, quando si accende la spia rossa di un alternatore. Non ci sono problemi, ne ho due, in un attimo, giro l’interruttore e metto insieme tutte le batterie per caricarle con l’alternatore rimasto efficiente.
Verso le 4.30 sento Diego che mi chiama: Luciano, Luciano?!!, si è accesa anche l’altra spia del secondo alternatore!!. No!!!……..non è possibile, non ci posso credere!!, pensavo che la s**** fosse finita, invece sembra proprio che mi perseguita fino a casa. Non m’importa, non controllo neppure, ormai siamo arrivati, la carica ci basterà fino alla fine per alimentare le luci e tenere accesi gli strumenti.
Alle 6.30 del 12/11, attracchiamo al molo del Porto di Torre Grande. E’ finita, non salirò più in barca prima di Gennaio, per ora ho bisogno solamente di dimenticare, o di ricordare?.
Gli alternatori: uno è morto, non era stato manutenzionato bene a Golfo Aranci e la salsedine l’ha fatto fuori. Il secondo ha rotto la cinghia.
Conclusioni: La navigazione sotto costa non stop non è semplicissima come potrebbe sembrare. Prima di partire non avevo idea di cosa fosse una navigazione del genere in solitario, sopratutto per la gestione del sonno, di cui nessuno mi aveva mai saputo dire un granché. Ho commesso una serie errori, il primo è stato quello di aver navigato con la nebbia senza radar in quei luoghi difficili, nonostante li conoscessi molto bene; mi sarei dovuto fermare. Il secondo è quello di essermi affidato ciecamente al Gps. Il terzo è stato quello di non aver controllato bene tutta la barca dopo essermi disincagliato. Avrei risolto subito il problema con calma, senza subire tutto ciò che è avvenuto dopo. Il quarto, avrei dovuto far pagare al gruista tutti i danni, non solo alle barche vicine, ma anche alla mia.
Ho passato dei brutti momenti, a cominciare dal colpo sugli scogli, ma il più terrorizzante è stato la scoperta della barca piena d’acqua. E la tromba d’aria?....lasciamo stare. Nonostante tutto, è stata una grandissima esperienza dalla quale ho imparato tante cose, anche se ne sono uscito con le ossa fratturate ma composte.
Un’ultima osservazione, anche se per molti può essere una stupidata: Prima di partire lo sapeva qualche amico e basta. Mia moglie l’aveva detto a mia cognata il giorno che sono partito, a me l’ha confidato dopo il mio rientro; lei si è espressa così: Uhm!!!!…………cosa dobbiamo chiamare la capitaneria?!.....
Dopo l’acquisto di questa barca, ho fatto un restauro totale, dal motore agli impianti, dagli interni all’attrezzatura di coperta. Ho fatto tre volte le Baleari, la Tunisia, la Corsica e tanto altro, ma non ho mai avuto avarie di nessun genere. E in questo giro?..........
GALLERIA FOTOGRAFICA CORRELATA
Velisti-nonsolopercaso.it
è un'idea
di The Dreamer