Tecnicamente il Velaraid è un Rally/regata che si snoda lungo i canali (poco) e le barene (tanto), si naviga in 2 tappe durante il giorno e si pernotta in luoghi diversi ogni sera; l`organizzazione mette a disposizione vari livelli di assistenza dalla sola iscrizione alla regata, ai pranzi, alle cene, ai pernottamenti. Le barche partecipanti sono tutte con appendici mobili e pescaggi minimi, circa la metà sono piccoli cabinati il resto barche costruite appositamente per queste navigazioni.
Si parte da Punta San Giuliano (Mestre) sede del circolo organizzatore. Il percorso di quest`anno, cambia ogni anno per non annoiare chi già vi ha partecipato, è visibile sul sito del Velaraid: http://www.velaraid.it/percorsi.html
Sono 3/4 anni che cerco di partecipare, periodo, organizzazione, impegni, logistica, famiglia. Chiaro che la cosa non è facile, ma quest`anno complice l`Heineken Jammin Festival, l`evento è spostato una settimana in avanti e per me diventa fattibile.
Ovviamente vi partecipo con il Viko, l`equipaggio è formato da 3 ragazzini di 12/13 anni e dal sottoscritto. Giunti a Mestre da Milano con barca al traino di una Meriva 1.6 benzina (presa perché traina 100 kg più del diesel ), 300 km in circa 4,5 ore.
Ecco un breve resoconto dell`avventura:
Già dopo le prime battute ho capito che un equipaggio di 3 dodicenni è incompatibile con l`attenzione continua necessaria per veleggiare su 30 cm d`acqua o in mezzo a vaporetti, motoscafi e briccole e da solo proprio non riesco a tenere timone, randa e deriva costantemente da regolare.
Lunedì si parte di buon`ora da Milano, barca in perfette condizioni, gomme nuove al carrello, e tutto perfettamente programmato grazie alle informazioni del Circolo Casanova. Viaggiamo tranquilli sugli 80 km/h per non dover superare nemmeno il bilico più lento e ci fermiamo spesso circa ogni ora per sgranchire le gambe irrequiete degli adolescenti. Così fino poco prima di Vicenza quando dallo specchietto vedo del fumo dalla ruota posteriore destra e subito mi fermo la ruota è palesemente sgonfia, faccio scendere e scavalcare il guardrail ai ragazzi e mi preparo a cambiarla, in sè l`operazione è facile, ma è lo sgomento che accompagna la manovra a renderla complessa, la ruota ha letteralmente sputato il cinturato interno e sembra un porcospino, penso subito ad un difetto di costruzione e siccome le gomme sono nuovissime ripartiamo e con ansia estrema viaggio con un occhio alla sua gemella sull`altro lato. Poco dopo esco dall`autostrada per cercare una gomma.
Così a metà pomeriggio siamo a San Giuliano dove veniamo accolti dall`organizzazione che ci indica dove parcheggiare, dove mettere il carrelli, dove sono le gru, i bagno, il bar, il circolo. Organizzati, efficienti e fattivi ricevo anche l`aiuto (non necessario, ma ben accetto) di alcuni soci per alberare. Alle 18 la barca è in acqua e pronta non ci rimane che aspettare il breafing e la cena. Spaghetti ai gamberi e torte salate con un ottimo vino.
Ed è già mattina, veniamo svegliati dalla gru in piena attività per ammarare le barche. 39 in tutto al via. Di fianco a noi c`è Eta Beta di Franco una vecchia conoscenza e poco oltre Nausicaa il Viko di altri amici, ma già dopo un`ora mi sembra che tutti siano amici di vecchia data, do una mano ad alberare una barca e nel mentre qualcuno mi chiede lumi sulla mia o mi consiglia come tenere le appendici sulle secche.
Siamo partiti puntuali, al colpo di cannone erò esattamente sulla linea di partenza, credo perfino primo fra tutti, ma già dopo un paio di miglia ho capito che il Viko con quasi tutta la deriva alzata non è facile da portare, non è che scarrocci molto, ma per farlo andare dritto con 30 cm di timone immerso bisonga giocare continuamente con i pesi e la scotta randa condizione, come detto, incompatibile con dei ragazzini. Già a metà del primo tratto cominciavano a chiedere quando ci saremmo fermati per il bagno.
Con un paio di bordi arriviamo a sfiorare l`Isola di Campalto e dal GPS vedo il layline perfino Telsera, ma purtroppo non faccio i conti con lo scarroccio che in quel bordo ci porta tanto a ridosso di Murano da costringerci a Virare. A questo punto ci ritroviamo in un canale, credo quello che porta all`aereoporto, possiamo abbassare tutte le appendici e procedere più tranquilli anche se per un breve tratto. Dopo poco infatti dobbiamo virare, l`obiettivo è a questo punto ben sotto la layline, circa a 120° e così calcolo che con scarroccio e quant`altro dovremmo farcela. Metto la prua su Burano e procedo con una rotta vera che dovrebbe farmi scapolare l`isolotto di Madonna del Monte.
Ancora una volta i conti li fa l`oste, non ho calcolato l`inizio del riflusso e così quando incrociamo il canale che porta a Burano siamo un bel miglio sotto l`isola. Un altro bordo controcorrente in una foresta di pali non me la sento di farlo, ammainiamo tutto prima di entrare nel canale e procediamo a motore scapolando Madonna del Monte e piegando quindi a destra nel canale (90 cm di fondo!) che ci porterà fino a San Francesco del deserto dove ci aspetta la sosta per il pranzo.
Nonostante la smotorata finale arriviamo comunque dietro ad altre 20 barche, entriamo nella piccola darsena e ci ormeggiamo in 3a andana, i ragazzi scappano letteralmente a terra. Pranzo a base di tortellini, patate pasticciate e l`onnipresente ottimo vino.
Il tempo per digerire è poco e la strada da fare è ancora lunga. Dopo un breve breafing, sempre precisissimo e in tutte le lingue dei partecipanti, ripartiamo. Questa volta il percorso è tutto nei canali e il vento è diminuito molto; il gommone risale per un centinaio di metri e posiziona la linea di partenza.
Al via siamo ben messi, c`è però ancora corrente uscente e così le barche a fondo piatto ci sfilano tutte, rimaniamo così a lottare per una mezz`ora con la corrente e poi ci arrendiamo ad accendere il motore risalendo prima fino a Burano e poi seguendo il gruppo costeggiando Torcello e risalendo quindi il fiume. Nella anse vedere le vele scomparire e riapparire serpeggiando nei canneti è un`emozione veramente unica emozione acuita dal fatto che il canale è fondo si e no 50 cm
e largo quando la barca stessa. Dopo circa 3 miglia arriviamo all`ormeggio, non prima però di aver superato un famigerato cavo telefonico posto a circa 8 metri di altezza. Ci avviciniamo lenti e sbandati, da terra ci fanno segno che possiamo passare, sbrang! Dalla mia posizione vedo scendere mostravento e luce di via, per fortuna l`ST è salvo, riprovo sbandando ancora di più e passo, ma ormai il danno è fatto non mi rimane che consolarmi con un`ottima cena a bordo e con qualche chiacchiera con i vicini di barca. Al breafing serale comunico all`organizzazione che con sommo rammarico l`equipaggio ha deciso di ritirarsi o di ammutinarsi a mia discrezione.
Martedì il percorso è più semplice, tutto in canale, costeggiando ancora Torcello e Burano e scendendo poi lungo il canale a Treporti. Convinco quindi i ragazzi a partecipare almeno a questa tappa. Scendiamo il canale con ancora meno acqua del giorno prima, ma per lo meno si passa con meno ansia sotto il cavo, serpeggiamo in fila indiana fino a Burano dove il canale si allarga e dove è possibile dare la partenza. Circa 1,5 miglia nel canale fra Burano e Torcello con al corrente che ci da velocità di .6/.8 su un bordo è 6.6/6.8 sull`altro! Bordeggiamo per circa un`ora così fino a poggiare lungo il canale di Treporti dove per circa 3 miglia saremo in acque libere con la corrente a favore e il vento al traverso e potremo finalmente volare sopra i 6 nodi con tutte le vele a riva.
Alla fine del canale si volta a destra per Sant`Erasmo, meno di un miglio, ma tagliando fuori dal canale si guadagna parecchio e così vedendo quelli davanti a me che poggiano li seguo convinto che sappiano dove andare. Nemmeno 100 metri e sento da prua un urlo "secca!", nemmeno il tempo di sventare e alzare la deriva che lo sgancio del timone salta e la pala schizza fuori spinta dal fondale che da 6 metri passa di colpo a 20 cm!
Arrotolo tutto e procedo cautamente lasciandomi scarrociare perché per fortuna la corrente ci spinge proprio dove dobbiamo andare. Così poco prima delle 3 ci ormeggiamo a 5 metri da Eta Beta, anche qui lui su 20 cm di fondo e noi su 5 metri.
Pranziamo insieme e rimaniamo a chiacchierare fino a che loro ripartono per la seconda parte della tappa, mentre noi dirigiamo verso Treporti e il marina Fiorita che ci attende per la sera. E questa è un`altra storia fatta di escursioni, bagni e divertimento più consono alle nostre ansie da fondale.
Inviato da Paddy