Inserita nel sito in Questa è la mia crociera 1A parte di:
Questo è il mio giro di Sardegna a vela in solitario senza scalo.
E’ da un pezzo che desidero fare una grande navigazione in solitario per prepararmi alla realizzazione del mio sogno che spero si avveri presto: il giro del mondo senza tempo. Così il giorno 24/ 10/ 2004 inizia la mia grande avventura, decido di partire per il giro della Sardegna in solitario, senza scalo e senza accendere il motore, con la mia barca, uno Stefini 36 Atlantic “Alimathaa”, il nome di un’isola delle Maldive.
Finora tante uscite giornaliere con ogni tempo, ma non ho mai fatto più di due giorni in solitario, e mai lunghe navigazioni, tuttavia mi sento pronto ad affrontare questo giro che non sarà per niente facile. Sicuramente è più semplice fare una traversata in Spagna o in Nord Africa che il giro della Sardegna, proprio per la conformazione delle coste.
Ho già rimandato la partenza da due giorni per la mancanza di vento che dovrebbe arrivare domani 25/10/, ma oggi al risveglio, anche se non è previsto, sembra che sia la giornata buona, così decido di anticipare. La barca è pronta da diversi giorni perciò non rimane che mollare gli ormeggi e uscire dal porto di Torregrande (Oristano). Il tempo è splendido, il mare è calmo e il sole già di primo mattino comincia a riscaldare, mentre le vele sentono la brezza da Sud-Est che spinge la barca verso il largo per uscire dal Golfo di Oristano. Superato Capo S. Marco, isso lo spinnaker, ma poiché viene a mancare totalmente il vento, non mi consente di allontanarmi oltre qualche miglio. Lo ammaino, poi rollo anche il genoa, metto subito una piccola pezza adesiva sullo spi, dove ho intravisto un buchino.
Mi trovo a circa 10 miglia dalla partenza, e rimango fermo ad aspettare fino alle 15.30, quando ritorna la brezza da Sud-Est che pian, piano, comincia a diventare tesa, mentre con lo spi a riva, la barca fila via verso Nord a una velocità di 5,5 nodi in aumento. In 40 minuti mi trovo già oltre Is Arutas, una bellissima località marina al confine Nord del Territorio di Cabras.
Da qualche ora sono al timone col vento in poppa, perché “IVO “ (il mio autopilota), fa fare lo zig-zag alla barca a causa della velocità, ma sopratutto dell’onda che sta arrivando da Sud Ovest. E’ un brutto segno, ciò significa che il vento arriverà da quella direzione con forza. Alle 18.40, al calare del sole, cala anche il vento e la velocità si stabilizza sui 4-4,5 nodi sempre sotto spi. Sono al traverso di Santa Caterina di Pittinurri, decido di stringere una trentina di gradi in direzione di Capo Marrargiu, ancora molto distante, per non andare in poppa piena, poi stramberò, così la barca naviga meglio e più veloce. La navigazione ora è più tranquilla ma sta già facendo buio e sono solo le 18.50, però posso rimettere l’autopilota e farmi un caffè con tranquillità.
Navigo lontano dalla costa 4-5 miglia senza vedere neanche una barca in giro, salvo qualche peschereccio verso terra. Cominciano a comparire le prime luci del paesino di Cuglieri mentre, più verso Nord si vede Bosa; a prua riconosco il faro di Capo Caccia.
Ore 21,00, sembra che il tramonto non abbia portato oscurità, poiché c’è una luna piena che illumina come fosse un faro. Ciò mi consente di tenere issato ancora lo spi, facendomi fare una buona velocità, ma il vento sta calando, mentre è in aumento l’onda da S-W. Mi organizzo per la cena mettendo a riscaldare un minestrone preparato a casa, da aggiungere solo la pasta. Alle 22.00 la barca rolla parecchio, il vento aumenta ancora, l’incrocio tra l’onda da S-E e l’aumento di quella da S-W fa sbattere a momenti le rande sventando ogni tanto lo spi. 22,30 il vento è girato come immaginavo a S-W rinforzando parecchio, intorno ai 20 nodi. Sento l’adrenalina salire in sincronia col vento e la velocità della barca, poiché sul gps vedo punte di 7,5. Se aumenta ancora non posso rischiare. Sono a Nord di Capo Caccia, devo ammainare lo spinnaker, è troppo rischioso, il vento aumenta ancora e non da segno di stanchezza. Ho strappato un po’ la calza dello spi, si è incastrata e non riuscivo ad ammainarla. Devo tenere la ruota in mano per anticipare il movimento scorretto della prua, le onde stanno montando parecchio e la barca guizza via sopra i 7 nodi. Decido di ammainare la randa di mezzana per equilibrare meglio la barca poiché questa fa da timone. Ora va molto meglio, posso rimettere in funzione “IVO” Autohelm 7000, lui resiste molto più di me e per giunta non si lamenta mai, purché abbia energia. A proposito, ho già acceso il motore 2 volte per circa 1 ora per ricaricare le batterie.
Ho letto diversi libri di navigatori solitari prima di intraprendere questa navigazione, ma non ho trovato un granché per quanto riguarda la gestione del sonno. Qualcosa che ho trovato parla sempre di navigazioni a lungo raggio perciò provo con periodi di 30 minuti visto che ora navigo almeno 3-4 miglia parallelo alla costa e non si vedono luci d’imbarcazioni in mare. La navigazione prosegue bene, il vento è sempre oltre 20 nodi da SW con onda piuttosto alta, ma tutto sommato il timone automatico regge bene.
Intorno alle 23,30 inserisco la sveglia del cellulare, per cercare di dormire almeno una decina di minuti per volta, anche se non ho veramente sonno. Metto il telefono nell’astuccio impermeabile di “Bolina” e lo appendo al collo in modo che se dovessi cadere in acqua, se c’è il segnale, posso chiamare per lanciare l’allarme. Rimane comunque scontato che ho la cintura di sicurezza sempre agganciata alla colonnina del timone o alla life line che attraversa (intera) da poppa a prua, oltretutto ho due cordoni, quindi, prima di sganciarne uno, aggancio l’altro. Quando scendo sottocoperta sgancio il moschettone solo dopo aver superato il tambucio, mentre risalendo, l’aggancio, appena m’affaccio con la testa. Comincio ad apprezzare la “Pilot house”, mai come ora che la sto vivendo, al calduccio, seduto davanti alla timoneria interna, dormendo quei pochi minuti appoggiando la testa di fianco. In 30 minuti tra una sveglia e l’altra, riesco a dormire 15-20 minuti, posso anche continuare così per questa notte, poiché non vi sono particolari pericoli.
Alle 3,15 del mattino del 25/10 comincio a notare un rinforzo del vento con relativo aumento della velocità. Per rimanere in sicurezza decido di rollare il fiocco, (per semplicità) lasciandone circa 2-3 mt di base, tenendo tutta la randa maestra, nonostante ciò la velocità rimane intorno ai 6 nodi. Ora metto la sveglia ogni 15 minuti, c’è da stare all’erta per il mare che monta ancora, per fortuna sempre al gran lasco. 2-3 ore di queste condizioni poi per fortuna, il vento comincia a diminuire e riapro il genoa.
Alle 7.25, il vento è calato parecchio insieme al mare, è ancora buio ma sta arrivando l’alba, sono a circa un miglio dall’allineamento per il passaggio dei Fornelli, tra l’Isola Piana e quella dell’Asinara, sono in tensione. Il passaggio è largo solmente circa 40 mt, pieno di scogli e basso fondale, inoltre a metà canale c’è da cambiare direzione di circa 45° a sx allineando la prua su un’altro dromo. Per il passaggio accendo il motore. Si fa luce proprio mentre l’attraverso, e alle 8,00 sono tranquillamente fuori, al ridosso anche dall’onda da SW. Ora comincio a rilassarmi, mi preparo una buona colazione per riacquistare un po’ di forze; sono stanco, non ho riposato un granché, questa notte. Il sole comincia a riscaldare mentre il mare è mosso con onda lunga, il vento, intorno ai 10 nodi continua a diminuire e la velocità è di 4,5-5 nodi.
Sono ormai in mezzo al Golfo Dell’Asinara, il vento continua a calare e si sente l’onda lunga fasti***sa. Alle 9.30 il vento è completamente assente, dopo circa 1 ora, compare una piccola brezza da NW che mi porta a una velocità di 2 nodi di bolina, ma non per molto. Infatti, è solamente qualche nuvola che copre il sole, a formare un refolo di vento momentaneo. Verso le 11.00 riappare, una bella brezza, N-E, purtroppo dalla direzione della mia meta. Comincio a fare bordi a una velocità di circa 4 nodi, dopo tre ore mi dà l’impressione di essere sempre nello stesso punto. La corrente è piuttosto forte, mi spinge verso terra e non mi fa andare avanti. Resisto per un po’, guardando di tanto in tanto la posizione nel gps, ma purtroppo non mi vedo avanzare. Alle 12.15, in 4 ore ho fatto solamente poche miglia. Faccio un bordo verso terra, la quale dista circa 15 miglia, con la speranza di trovare più vento ma, purtroppo risulta quasi completamente a perdere; mi porta in avanti solamente 1/2 miglio in circa 1 ora di navigazione.
!5.30, il vento è calato ancora, l’onda fasti***sa contribuisce a rallentare ulteriormente l’avanzamento così, comincio a riflettere sul motivo per cui ho iniziato quest’avventura, e deduco che non è ancora tempo per decidere di navigare solo a vela, o meglio, di aspettare che arrivi il vento per andare avanti, quando mi troverò in oceano, allora sarò costretto, per ora accendo il motore e proseguo dritto verso Capo Testa.
Ammiro un meraviglioso tramonto, isolato dal resto del mondo, senza che nessuno possa rubarmi questo momento d’estasi. Faccio la mia prima doccia da quando sono partito, ora sto certamente meglio. Oggi ha fatto molto caldo nonostante ogni tanto passasse qualche nuvola da coprire il sole.
Ore 21.00, Il vento manca già da un pezzo, mi trovo davanti a Capo Testa ed entro in un banco di nebbia totale. Non ho il radar, mi affido solamente al gps cartografico, ma non sono per niente tranquillo. Suono spesso il corno da nebbia senza sentire risposta. Attraverso il tratto di mare verso le Isole della Maddalena, nel quale c’è sempre traffico di mezzi navali, e non si riesce a vedere niente, ma rimango all’erta suonando il corno e ascoltando eventuale risposta, che non arriva.
Sono molto stanco, vorrei riposare ma non posso, sto attraversando il passaggio tra le isole e devo stare all'erta, non appena sarò fuori, cercherò di mangiare qualcosa e riposare. Intorno all’1.45 del 26/10 intravedo il faro della secca di “Tre Monti”, situata tra L’isola di Caprera e Capo D’Orso, proseguo cauto. La mia rotta è lasciare la secca a Dx, ma davanti, mi appare una piccola luce bianca non decifrabile, a causa della fitta nebbia. Continuo a suonare la tromba avvicinandomi lentamente, quando, sento in risposta il suono di una tromba simile al mio, sembra l’eco, rimbalzato dal traliccio del faro. Ho un sussulto. Non riuscendo a vedere neanche la prua della mia barca, mi sento il cuore in gola. Mi accorgo che proviene da una barca a vela che si è ancorata in mezzo al passaggio tra il traliccio della secca e Caprera a causa della nebbia, intralciando la mia rotta. A questo punto, per evitare di finire a scogli, faccio una virata di 360° per dirigermi dall’altro lato della secca. Appena superato il pericolo, rifaccio la rotta nel gps e metto il pilota automatico, tranquillo, ormai fuori dai pericoli quando, a un certo punto, un colpo...........
Continua………
|