04/04/2010 16:30:02 - Il trabaccolo, una barca di altri tempi
Il Trabaccolo è un tipo di imbarcazione armata con vele al terzo, originaria dell’Adriatico, destinata al trasporto e alla pesca. Fanno parte di questa famiglia: trabaccoli, pieleghi e barchetti . La sua diffusione è limitata al Mare Adriatico, da Trieste al Canale d’Otranto. Lo scafo del trabaccolo ha una forma tozza, molto panciuta con prua e poppa rigonfie, la coperta è allunata e ha un grande boccaporto centrale per il carico delle merci. Il timone è di notevoli dimensioni e scende oltre la chiglia per poter fungere anche da asse di deriva; questo poteva essere sollevato con un paranco facendolo scorrere su femminelle e agugliotti. Il rapporto fra lunghezza e larghezza dello scafo è di 3:1 e il pescaggio è contenuto entro i 2m a pieno carico. Questo tipo di scafo ha caratteristiche tali da offrire la massima capacità di carico con un minimo spreco di spazio grazie alla forma e al rapporto lunghezza/larghezza/pescaggio . Le prime fonti scritte in cui è citato il termine trabaccolo risalgono alla seconda metà del 1600. Nel 1802 Francesco Maria Appendini nel suo libro Notizie istorico-critiche sulle antichità, storia e letteratura de’ ragusei cita: “ Dopo il 1667, epoca del gran terremoto, tutta la marina Ragusea si ridusse a pochi trabaccoli” . I primi documenti in cui ci si riferisce direttamente a questa imbarcazione sono invece di poco posteriori. Nel 1683 fu redatto a Rimini un atto notarile da P.F.Benedettini, in cui un certo Giovanni Terzi paronus (veneziano) cede a Pierfrancesco Nebioli di Novara ed a Piergiacomo Segni di Bologna (entrambi riminesi) “unam cymbam ad usum trabaccoli piscarecciam com omnibus suis solitis armizeris” cioè un trabaccolo adibito ad imbarcazione da pesca con tutto il suo armo . Questi antenati delle moderne navi cargo, sono scomparsi dai nostri mari in tempi tutto sommato recenti, ovvero nella seconda metà del 1900 con l’affermarsi del trasporto su strada e delle moderne navi con motori diesel. Ci troviamo infatti davanti ad un periodo di grandi cambiamenti nel modo di andar per mare e di trasportare le merci. Già nel 1800, la costruzione di grandi bastimenti in ferro e con caldaie a vapore, quali i grandi clippers per il trasporto oceanico, ma anche brigantini, golette, hanno reso possibile il trasporto delle merci su navi più sicure, più veloci, e più economiche per quanto riguardava il numero di marinai da imbarcare. Tuttavia, la geomorfologia delle coste dell’Adriatico settentrionale, l’economia, e le locali caratteristiche meteomarine, hanno preservato questo naviglio minore in legno, che ancora si adattava bene all’ingresso in porti, lagune e piccoli approdi, consentendo il trasporto di merci su navi di piccolo e medio cabotaggio, che, grazie alla struttura dello scafo e al loro caratteristico armo velico potevano essere condotte da un’equipaggio ridotto. Come già accennato, a seguito del secondo conflitto mondiale, con l’accento del trasporto delle merci su strada, le navi scampate al conflitto sono state abbandonate lungo le coste adriatiche da un giorno all’altro, per finire poi demolite dal tempo o dalla mano dell’uomo e attualmente si contano appena 4 trabaccoli ancora esistenti, e solo due ancora naviganti.
sotto: l'equipaggio di un trabaccolo (compreso il cane di bordo), schierato davanti all'albero di mezzana:
sotto: un trabaccolo mentre naviga in fil di ruota (primi del 1900):
un trabaccolo carico di legname pronto per salpare dalla jugoslavia (anni '40):
sotto: il Nuovo Trionfo in navigazione (1993) col suo nuovo armo aurico, dopo la riconversione in yacht da diporto
Il relitto del Marin Faliero, la nave a vela più antica d'Italia (1898); E' stato lasciato affondare sul Sile nel 2005, e recuperato nel 2007. Si trova attualmente conservato a Caorle (VE) in attesa di restauro.
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