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04/12/2011 09:45:56 - Volvo Ocean Race 2011
 

Perché i superalberi della Volvo si sono rotti? Ve lo spiego io!

Perché i superalberi della Volvo si sono rotti? Ve lo spiego io!
L'albero di Puma Mar Mostro spezzato in tre punti.

Se costruissero un ponte o un grattacielo come hanno fatto con gli alberi di Puma e Abu Dhabi, crollerebbero al primo alito di vento. Così afferma un esperto, che vuole restare anonimo, spiegando in parole povere perché gli ultrasofisticati e costosissimi alberi in carbonio dei due VOR 70 si sono sbriciolati come grissini.

Si, gli alberi delle barche a vela, si possono rompere. Anche quelli ultrasofisticati delle superbarche da regata oceanica come quelli dei VO 70, gli ultratecnologici e costosissimi bolidi velici che stanno partecipando alla Volvo Ocean Race 2011/2012. Soprattutto loro, quelli in resistentissimo carbonio. Il disalberamento di ben due delle sei barche in gara nella Volvo Race ha destato scalpore e preoccupazione tra gli addetti ai lavori, i cosiddetti rigger, cioè coloro che si occupano dell'attrezzatura velica. Gli alberi di Abu Dhabi e Puma sono caduti, come grissini, in tre pezzi  mentre navigavano in condizioni non estreme ed erano prodotti da due differenti produttori. Il vento in entrambi i casi era sui 25/30 nodi con onda sui 3 metri, situazioni normali per scafi preparati per resistere senza danni a un giro del mondo di nove mesi in mare percorrendo 39.000 miglia, tante sono quelle del percorso della Volvo Ocean Race 2011/2012.

Una cosa sembra certa, malgrado le dichiarazioni di convenienza, pare che i due alberi siano caduti senza che ci sia stata alcuna rottura di sartiame, crocette, arridatoi, attacchi delle lande e di stralli. E sono proprio una di queste rotture che di solito causano il disalberamento. Sino ad ora. Ma adesso non è più così. Perché? Nessun esperto ve lo confermerà, ma la causa probabile delle rotture degli alberi di Puma e Abu Dhabi è l'eccessiva rigidità del complesso albero/sartiame/scafo. Tutto è in carbonio - sartie comprese ? materiale rigidissimo e inestensibile. Non c'è nell'attrezzatura velica nessuna elasticità, ottimo per le prestazioni, ma non c'è neppure nessuna conseguente possibilità di scaricare il temporaneo sovraccarico delle forze in gioco. Ad esempio, quando una barca cade male da un'onda e prende una gran botta che si ripercuote su tutta la barca e soprattutto sul complesso albero/sartiame/scafo. Eppure, lo scarico delle forze in sovraccarico sulle attrezzature deve avvenire, altrimenti è certo che alla fine qualcosa cede e si rompe. Paradossalmente, nel caso di queste barche "tutto carbonio" è troppo resistente perché tutto è troppo rigido. Chiedete ad un progettista di un ponte o di un grattacielo se non prevedesse uno scarico del temporaneo sovraccarico di forze sulle strutture causato, ad esempio, dal vento. "Crollerebbe tutto" vi direbbe.

Forse nella corsa alla massima leggerezza e rigidità di una barca in nome del raggiungimento di prestazioni al limite, i progettisti dell'attrezzatura velica si sono dimenticati che il timoniere può anche prendere male un'onda. E non è possibile che la conseguente "botta" possa far cadere un albero ultrasofisticato sul quale si concentrano tutti i sovraccarichi che non si sono scaricati da nessuna parte.
Di certo con sartiame del buon vecchio acciaio, più pesante e più elastico, gli alberi di Puma e Abu Dhabi non sarebbero caduti. Anche se pesa qualche chilo in più.

Un rigger pentito
 
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