24/12/2012 18:59:33 - Vecchia a chi! White dolphin del '67 vince la Panerai Classique
Poi dicono: è una vecchia. Sicuramente anziana con una grande storia e fa ancora la sua figura anche in regate Atlantiche. Complimenti a lei e il suo equipaggio, e tanti altri ai tre padri.
Il Ketch White Dolphin, dopo oltre 3.000 miglia di navigazione e 20 giorni in Atlantico, da Cascais (Portogallo) alle Barbados (isole caraibiche), vince in tempo reale la seconda edizione della Panerai Transat Classique, riservata a barche d'epoca e classiche. Il 20 metri costruito in Italia ha stracciato barche sulla carta più veloci, come il 18 metri del 1989 Red Hackle progettato da German Frers, giunto secondo. Grande festa natalizia nel delizioso porto caraibico per le tredici barche in gara, tutte con almeno una ventina d'anni sulle spalle. La barca più anziana è un 20 metri del 1930. Ma è il vincitore White Dolphin che ha la storia più curiosa e affascinante. Merita di essere raccontata, eccola.
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La barca vincitrice con tre padri (ma rischia di non averne neppure uno)
White Dolphin, al comando dell'armatore francese Pascal Stefani, fresco vincitore della Panerai Transat Classique ha una storia stupefacente che coinvolge progettisti e cantieri famosi in tutto il mondo. Questo 20 metri in legno a fasciame tradizionale del 1967, porta sulle sue fiancate gli inconfondibili segni distintivi del cantiere Sangermani, delle sottili linee color ocra sotto la falchetta che terminano a prua con tre punti. Ma non fu costruito dal mitico cantiere della Liguria di Levante.
Il fondatore del cantiere, Cesare Sangermani senior,in realtà terminò solo i lavori dopo che il titolare del cantiere che aveva iniziato la costruzione, Vittorio Beltrami, era prematuramente scomparso. Era a Beltrami che Sergio Rossi, all'epoca manager di punta della Fiat, si era rivolto: "Voglio un ketch bello come il Mait II° (altra barca d'epoca famosa, ndr)" disse. E Beltrami glielo progettò, o meglio lo adattò traendo spunto - per non dire molto di più - dai disegni che l'altrettanto mitico Olin Stephens aveva lasciato nei cantieri italiani dell'epoca (Baglietto, Sangermani, Craglietto, Carlini). Ecco come andavano le cose.
Negli anni '50/'60 il pagamento del lavoro di progettista avveniva tramite royalties sul globale del costo della barca. Centinaia di minuziosi disegni costruttivi realizzati a mano (non c'erano i computer!) guidavano il cantiere in tutti i dettagli della realizzazione. Un lavoro immane e molto costoso, che designer di fama come Stephens si facevano, ovviamente, ben pagare.
Accadeva quindi che talvolta alcuni cantieri rielaborassero precedenti progetti di barche già realizzate, per realizzarne di nuove senza così pagare le royalties al vero "papà" della barca. In pratica White Dolphin ebbe quindi tre padri progettuali: il titolare del cantiere Beltrami (che risulta come progetista ufficiale) ma anche
Cesare Sangermani che terminò la costruzione mettendoci del suo, oltre a Olin Stephens, autore della barca a cui si erano ispirati i due italiani.
Il risultato di questa opera congiunta alla fine è risultato eccellente, White Dolphin è uno splendido ketch d'epoca che ancor oggi è in grado di vincere una transatlantica come la Panerai Transat Classique. Anche se forse, se Olin Stephens fosse vivo, avrebbe qualcosa da recriminare riguardo alla sua paternità.
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