17/03/2013 18:36:46 - Attraversare l'Atlantico è un gioco da ragazzi.
Quando un sogno diventa realtà. E' strano ma mi è capitato parecchie volte di sentirle e sempre con personaggi Francesi. Anche Antoine, il famoso cantante degli anni 70, per citarne uno, partì senza avere nessuna esperienza. E noi a segarci mentalmente.
La forza di volontà quando si manifesta è straordinaria; questi ragazzi ne hanno avuto da vendere. Complimenti a loro.
Ecco la loro storia:
Due ragazzi francesi hanno voluto trascorrere il loro anno sabbatico navigando. Non avevano esperienza, ma si sono lanciati, a bordo di un undici metri e mezzo, addirittura dall'altra parte dell'oceano. Ecco come hanno realizzato il loro sogno.
CAPACE E NON CAPACE Cap ou pas cap. In francese "cap" è l'abbreviazione di "capable", capace. Ma significa anche, in gergo marinaro, la rotta. E ancora, in senso più ampio, "io oso"! Cap ou pas cap, "capace e non capace", "rotta o non rotta", è il nome più adatto che due ragazzi francesi potevano trovare per raccontare la loro avventura: attraversare andata e ritorno l'Atlantico e nel frattempo cercare i migliori luoghi dove lanciarsi col kitesurf. Potrebbe essere il classico anno sabbatico che i ragazzi di tante nazioni si prendono, non fosse per un particolare: Tanguy e Arnaud non si potevano certo definire, al momento della partenza, due esperti marinai. Il primo andava in barca a vela da quattro anni, ma prima di questa avventura non aveva mai navigato di notte. Il secondo non era mai stato più di due giorni di fila a bordo.
IN QUATTRO È MEGLIO Il primo passo è stato quello di trovare la barca, nell'inverno 2010. Dopo un'attenta ricerca la scelta è caduta su uno Jeanneau Sun Fast 37 del 2005. Una barca di 10,95 metri in versione tre cabine, comoda ma con buone prestazioni a vela. "Mi sono poi reso conto solo durante la traversata", confessa Antoine, "di come la chiave della riuscita di una sfida come quella che ci eravamo preposti fosse nella preparazione. Tutti gli sforzi e il lavoro fatti nella scelta della barca, del suo equipaggiamento, dei test e dei miglioramenti apportati, si sono rivelati vincenti". Dopo alcuni mesi di preparazione, soprattutto dedicati alla scoperta della barca e delle sue attrezzature, così da poter intervenire in caso di guasti, i due erano pronti a salpare. "Siamo partiti da Pornichet (un piccolo comune affacciato sull'Atlantico nel sud della Bretagna) e ci siamo buttati a Sud, verso la Galizia", racconta Tanguy, che continua. "Da lì abbiamo disceso la costa del Portogallo, prima di lanciarci nell'Oceano fino alle Canarie e poi ancora già fino a Capo Verde". Qui, dopo una sosta di tre settimane dedicate al kitesurf e alla preparazione della barca, Arnaud e Tanguy sono stati raggiunti da due amici, Antoine e Julie, per rendere più confortevoli i turni nelle due settimane di navigazione. Ma come si vive la grande traversata? Cosa succede a bordo? A raccontarcelo è lo stesso Arnaud: "Mindelo, Capo Verde - Le Marin, in Martinica: quattordici giorni e sette ore per percorrere 2200 miglia. Non cercavamo ovviamente nessun record di velocità, ma volevamo provare comunque a rimanere sotto il limite dei quindici giorni. Missione compiuta! Le condizioni meteo ci sono state favorevoli, anche con Alisei un po' capricciosi da 6 a 25 nodi. Cap ou pas cap si è lasciato scivolare sotto pilota automatico alle andature portanti, con pochi cambi di vele. Esclusa la regolare manutenzione di bordo, ci siamo goduti tutto il tempo!".
AVEVATE UNA GIORNATA TIPO? "Ogni giorno, iniziavamo con il fare il punto nave e il controllo del meteo. Poi tanti tentativi di pesca (con qualche miracolosa preda) ed esperimenti culinari. Durante la notte non abbiamo seguito turni troppo rigidi, variavano dalle due alle cinque ore in funzione dell'umore. Letture a parte, ci siamo persino goduti qualche film con il PC sulle ginocchia, seduti di fianco ai comandi del pilota automatico. Un grande aiuto anche per rimanere svegli. Abbiamo fatto la scelta giusta decidendo di salpare in quattro per la traversata; questo ci ha permesso di essere sempre almeno in due in coperta, giorno e notte. Vale tutta l'elettronica high tech di bordo! è fondamentale, oltre a questo, il rispetto che ognuno ha avuto dei propri turni e del ritmo degli altri".
TRA LETTURE E "LEZIONI" DI CUCINA Raccontato così sembra tutto un idillio. Non ci sono stati momenti che vi hanno creato tensione o qualche problema tecnico? A rispondere questa volta è Tanguy. "Dal momento in cui abbiamo iniziato a sognare questa avventura, non ho mai avuto dubbi o timori. Anzi, direi piuttosto che eravamo impazienti di salpare. Quando è arrivato il momento e siamo partiti da Capo Verde, ecco invece che ci siamo ritrovati con qualche problema al timone. Esitavamo tra continuare o fare un mezzo giro e rientrare in porto. Io ero in una vera e propria trance, volevo continuare a tutti i costi. Ho cercato di non mostrarlo troppo per non influenzare una decisione che avrebbe anche potuto avere tremende conseguenze. Dopo diverse ore di verifiche, già in mare, siamo partiti per davvero!".
DUNQUE DUE SETTIMANE DI TRAVERSATA. Un periodo importante per chi non è abituato o addirittura non lo ha mai fatto. Difficile può essere soprattutto la gestione dei rapporti tra i membri dell'equipaggio. "è vero", confida Arnaud. "Le relazioni umane possono essere tese quando si vive in uno spazio ridotto, a volte umido, in movimento permanente, anche sconfortevole. Bisogna assolutamente fare attenzione agli altri e imparare allo stesso tempo qualcosa su noi stessi. Certo, un bel richiamo all'ordine è necessario a volte, magari quando l'equipaggio dimentica che la navigazione impone comunque qualche sacrificio. Ma mi sono reso conto che nelle situazioni difficili ci siamo ritrovati piuttosto affiatati". Il "palleggio" tra i due amici nel raccontarci la loro avventura continua e arriva dunque il momento di Tanguy. Se dovessi scegliere, c'è stato un momento particolare che ti ritorna subito alla mente? "Vivere quindici giorni su una barca con altre tre persone ti obbliga a prendere un ritmo di lavoro, di riposo o di lettura, ma soprattutto devi ritagliarti il tempo per te stesso. Ti ritrovi a pensare a tutto e a niente. Ma il momento che mi porto dietro è senza dubbio il cenone della vigilia di Natale, due giorni prima di raggiungere la Martinica. Ci eravamo preparati per tempo, con una cambusa perfetta per un banchetto di Natale come si deve: paté di foie gras (non per niente sono francesi, ndr), gratin al forno, vini e Champagne... Tutto è andato per il meglio, almeno fino al momento di tirare fuori il gratin dal forno... Il grasso ha strabordato, in un attimo sono apparse le fiamme, abbiamo dovuto tirare fuori l'estintore e "vaporizzare" il nostro festino! Malgrado questo, grandi risate, morale sempre alto, nessun ferito e nessun danno materiale, solo un sacco di ore di pulizie della cucina. Morale: un tortino è stato un degno sostituto...".
COME SI CAMBIA DOPO L'AVVENTURA Dopo più di sei mesi passati a girovagare tra le altre dalla Martinica alle Grenadine, dalle Isole Vergini Britanniche a Guadalupa e Antigua, Cap ou pas cap si è apprestato a lanciarsi nuovamente in oceano fino a rientrare in Mediterraneo. L'esperienza maturata nella prima traversata ha dato i suoi frutti, soprattutto per quanto riguarda la preparazione della barca. Ma com'è stato il ritorno alla vita quotidiana? "Non è stato troppo duro. Anzi, tutto ti sembra ancora più bello con le immagini di quello che hai vissuto impresse nella mente".
LA TRAVERSATA DI "CAP OU PAS CAP" IN CIFRE Cosa serve per attraversare l'Atlantico? Ecco in numeri alcuni dei dati salienti annotati dai ragazzi di Cap ou pas cap per la traversata di ritorno dalle Antille alle Azzorre.
2185 miglia di navigazione 0-33 nodi di vento 4 giorni di bonaccia 9 giorni di pioggia 31 cambi di vele 6 buchi nello spinnaker 5 barche incontrate 3 balene incontrate 387 ore di pilota automatico 31 cambi di vele 5,7 nodi di velocità media 50 ore a motore 31 cambi di vele 5 bottiglie con messaggio lanciate in mare 1 compleanno festeggiato in navigazione 4 marinai in equipaggio 157 anni l'età complessiva a bordo 200 punti dati per ricucire le vele 2 punti di sutura 400 litri di acqua dolce 3 bombole del gas 10 pastiglie contro il mar di mare
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