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Layline
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Inserito il - 10/02/2014 : 08:20:16
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Ancora non ho visto il film, ma ho letto in giro vari commenti non proprio edificanti e per ultimo questo http://www.saily.it/it/comment/reply/6455 Comunque lo vedrò, se non altro per curiosità. |
Lo schiavo non è tanto colui che porta la catena al piede, ma piuttosto quello che non è più capace di immaginare la libertà. Silvano Agosti |
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Layline
Moderatore
Regione: Liguria
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7586 Messaggi |
Inserito il - 10/02/2014 : 16:05:28
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Visto. Non mi ha deluso solo perchè ne ho letto peste e corna, ma due chicche mi hanno davvero colpito. Il taglio del sartiame (di 1 sartia dicesi UNA) con un coltello per liberare l'albero, il salire sull'autogonfiabile e dormire tutta la notte lasciandolo legato alla barca che sta affondando.
Gli ho dato 3 stelle su 5 solo per la stima che ho nei confronti di Redford. |
Lo schiavo non è tanto colui che porta la catena al piede, ma piuttosto quello che non è più capace di immaginare la libertà. Silvano Agosti |
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radovix
Nuovo amico velista del forum
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Inserito il - 16/02/2014 : 18:04:56
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Ho visto il film la settimana scorsa a Milano nell'unica proiezione e, mentre a Coconut Grove (Florida) era un successo, qui dubito arrivera' mai nelle sale. il film e' bello con diverse ingenuita':
1) L'urto col container galleggiante e che si incastra nello scafo, senza vento come da film, non credo riuscsse a fare massimo un piccolo graffio, non una falla di un metro.
2) Come diavolo ha fatto a partire senza controllare l'antenna in testa d'albero? La mia e' partita solo quando un fulmine l'ha abbattuta.
3)Il life raft e' un modello revere offshore (e' quello che ho io) e, quando ho visto Redford con una mano buttarlo dal quadrato in coperta...non c'e l'ho fatta...mi sono sganasciato dal ridere (col pubblico, femminile, che mi ha guardato malissimo). L'offshore 4 persone valigia morbida pesa 25 kg e faccio ogni volta una fatica tremenda per posizionarlo in coperta prima della traversata della corrente del golfo!!
Detto questo il film e' bello, Redford credibile nella parte (la maggior parte degli americani offshore e' pensionata come me). Credibile la tempesta. La barca e' un CAL 39 http://sailboatdata.com/viewrecord.asp?class_id=2322 E' considerata meglio dei catalina negli USA ed e' al tipica barca del pensionato americano che si fa il giro del mondo.
http://www.yachtworld.com/boats/1971/Jensen-Marine-Cal-39-Sloop-2375753/San-Carlos%2C-Sonora/Mexico#.UwDwtvv2Jac
Quanto ai mezzi di soccorso, e' gia' molto avesse l'autogonfiabile, normalmente gli americani vanno per mare senza, senza EPIRB, senza fuochi e' esattamente come la barca media dell'americano medio, credibile.
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Modificato da - radovix in data 16/02/2014 18:19:11 |
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Layline
Moderatore
Regione: Liguria
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7586 Messaggi |
Inserito il - 16/02/2014 : 22:27:16
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Belle info, Radovix. Vero, tra le varie chicche mi son scordato lo squarcio del container e della zattera piuma! Mi hanno colpito troppo le due che ho citato... Per l'antenna, non so se è plausibile che l'acqua entrata gli abbia fulminato solo lo stadio finale del vhf, diciamo che potrebbe anche. Redford è bravo come al solito, solo che Chandor ha fatto un film che parla (in realtà, muto) solo di vela e, a mio parere, avrebbe dovuto avere un minimo di attenzione per particolari così importanti. Anche, ammesso e non concesso, avesse voluto semplicemente girare un film-metafora. |
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radovix
Nuovo amico velista del forum
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49 Messaggi |
Inserito il - 21/02/2014 : 19:10:34
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Sono d'accordo, dopotutto bastava chiedere a uno qualsiasi dei pensionati che girellano nei marina USA. Non capisco la metafora. La lotta contro gli elementi? Io una spazzolata simile me la sono presa nella intracoastal, un canale di 50 metri compreso fra bassi fondali larghi 10 miglia. Prima di me una chiatta se ne e' andata a spasso per la lagune e una vela canadese, con tutto l'armamentario di bimini e pannelli solari mi e' passata a 10 metri coricata sull'acqua. Io di metafore non ne ho viste, fifa tanta. Il regista ha sprecato l'occasione per fare probabilmente il piu' bel film di vela dopo Capitani Coraggiosi. Invece, cosi', rimane mediocre. Dopo questo e la tempesta perfetta credo che si ridurra' ancora il numero degli avventizi della vela. Ricordo, in gioventu', un mio conoscente che, dopo aver fatto Caprera, si pavoneggiava di "comando", ""responsabilita' " e io a dirgli che in barca piu' che un bravo comandante serve un marinaio con le palle. Il primo temporale fuori Andorra lo ha fatto allontanare dalla vela...definitivamente, e meno male. Redford sarebbe stato perfetto come marinaio con le palle ma aveva un "comandante" il regista...di troppo. |
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Tuamotu
Amico velista del forum
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Città: treviso
193 Messaggi |
Inserito il - 22/02/2014 : 16:41:56
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Tutte le sfortune possibili che potrebbero abbattersi su un velista ,concentrate nel giro di pochi giorni.Nel complesso il film mi è piaciuto ed anche l'insolita tranquillità e riflessione di Robert nel risolveree i problemi. |
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tortoisegeorg
Amico velista del forum
Regione: Veneto
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526 Messaggi |
Inserito il - 22/03/2014 : 15:11:15
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Visto ieri sera. Con un sonno che mi capottavo, confesso di essermi appisolato per 5 minuti quando Redford saliva in testa d'albero. Devo dire che mi è sembrato credibile, se si eccettuano alcune cose, fra le quali, quella che mi ha colpito di più, dormire con la zattera legata alla barca che potrebbe affondare da un momento all'altro (layline, non avevo letto il tuo commento, ma mi ha colpito la tua stessa cosa). Anche salire sul container senza tenere un qualcosa che lo vincolasse alla barca mi è sembrata un po' una cosa avventata, ma può benissimo spiegarsi con la non piena lucidità in un momento del genere. Infatti, quando poi va a recuperare l'ancora galleggiante si porta dietro una bella cima legata alla barca. Anche a me, Tuamotu, ha colpito l'estrema tranquillità nel risolvere i problemi. In effetti è questo che fa la differenza in certe situazioni, il modo in cui si reagisce alle emergenze. Purtroppo però non c'è modo di stabilirlo simulando le emergenze. Lo si capisce solo quando si è nella *****. Io per un po' ho avuto il brevetto di volo a vela. Ricordo un atterraggio in cui ho mezzo sfasciato l'aliante. L'istruttore mi guarda e mi dice: "torna in volo". Torno in volo, ovviamente da solo, e in corto finale vengo colto dal panico. Non ero in grado di mantenere l'assetto, l'allineamento, un cavolo di niente. A un certo punto tutto è diventato chiaro, la tranquillità assoluta. Mi sono detto: "concentrati su un parametro, il sentiero di discesa, e tienilo costante". Ho fatto l'atterraggio più morbido e lungo che si sia mai visto. Ho solo sfiorato delicatamente i fili d'erba. E' stato il mio ultimo volo.
Dimenticavo: con un Epirb o anche un semplice PLB il film sarebbe durato troppo poco ;-) |
Good morning, and in case I don't see ya, good afternoon, good evening, and good night!
Dufour T7, n. 325 (1981), Chioggia |
Modificato da - tortoisegeorg in data 22/03/2014 15:41:25 |
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Tiglio
Vecchio amico velista del forum
Regione: Sardegna
Prov.: Genova
3888 Messaggi |
Inserito il - 22/03/2014 : 16:13:37
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| tortoisegeorg ha scritto:
Visto ieri sera.........
Dimenticavo: con un Epirb o anche un semplice PLB il film sarebbe durato troppo poco ;-)
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Tutta colpa della Laetitia Lenotte che gli ha fatto casino per registrarglielo
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Ho un solo Gettone di Presenza e me lo Gioco Bene
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Cleophus James
Moderatore
Regione: Marche
Prov.: Pesaro-Urbino
4825 Messaggi |
Inserito il - 22/03/2014 : 16:25:31
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"Ho solo sfiorato delicatamente i fili d'erba."
Chi ti credevi di essere Ken Loach? ("Il vento che accarezza l'erba" 2006) |
Ma quanto dovrò ancora navigare prima di trovarmi!? |
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tortoisegeorg
Amico velista del forum
Regione: Veneto
Prov.: Padova
Città: Padova
526 Messaggi |
Inserito il - 22/03/2014 : 23:09:17
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Mi è venuta così, lo so, sono un poeta In compenso non amo molto Loach, perché sono un buzzurro. Parafrasando l'inarrivabile Julio "sono un pirata ed un signore" |
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Dufour T7, n. 325 (1981), Chioggia |
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Layline
Moderatore
Regione: Liguria
Prov.: Genova
7586 Messaggi |
Inserito il - 23/03/2014 : 08:03:55
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Tortoisegeorg, col volo ho avuto un'esperienza simile alla tua.
In Italia erano i primi anni del deltaplano e, dopo qualche anno di deriva, avevo abbandonato l'idea di avere un piccolo cabinato tutto mio perchè le finanze non me lo permettevano. Divenni amico di un piccolo gruppetto di deltaplanisti, tra cui uno dei primi italiani, genovese come me, che a quei tempi vendeva biciclette e che si offrì di darmi lezioni. Alla prima domenica senza vento partimmo in tre per un campo scuola del basso Piemonte, una collina abbastanza ripida e sotto un bel prato incolto, in piano e senza ostacoli.
Mi lanciai col delta dell'altro, perchè più lento e più adatto ad un principiante. Si sta appesi sotto e le manovre son semplici: per cabrare si spinge la barra, per picchiare si tira, per andare a sinistra si sposta a destra e così via. Quando dopo una breve rincorsa mi staccai da terra, in un attimo salii di 3 o 4 metri e contemporaneamente le mie braccia si contrassero sulla barra tirandola verso di me. A nulla valsero le grida da terra "Apri! Apriiii!!!" Piombai a terra come un sacco di patate e il delta mi si accartocciò attorno. Nessun danno, a parte i tubi un po' piegati e subito raddrizzati dal proprietario, ma per me fu il primo ed ultimo volo.
Mi trovai delle valide giustificazioni: i posti giusti dove praticarlo son rari e a volte lontani, anche smontato è ingombrante, bisogna sempre essere in due perchè l'altro ti deve portare in vetta e poi tornare con l'auto a valle dove atterrerai, ecc. In realtà me l'ero semplicemente fatta sotto.
Un anno dopo comprai di seconda mano il mio primo windsurf... ed ora son qui.
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Lo schiavo non è tanto colui che porta la catena al piede, ma piuttosto quello che non è più capace di immaginare la libertà. Silvano Agosti |
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